Francesco D’Errico, un creativo educatore cinofilo

E’ stato grazie a Zaira, la cagnolina trovatella di mia figlia, e alla sua educatrice Sara di Nepi, che ho conosciuto un settore dell’artigianato a me completamente sconosciuto: quello dell’educatore cinofilo. Manualità, creatività sono due degli aspetti fondamentali di questa professione, che spesso regala risultati sorprendenti.

Per “Fatto a Mano” abbiamo incontrato Francesco D’Errico, un giovane artigiano, che ha lasciato una carriera nel settore dell’economia, analisi dati e logistica per le valute estere, e si è dedicato professionalmente all’educazione cinofila, in particolare alla ricerca sulla “Attivazione Mentale del Cane”, attraverso la creazione di giochi che fanno leva sull’intelligenza e l’emotività dei nostri amici a quattro zampe.

Buongiorno Francesco, so che ti occupi di educazione cinofila. Hai sempre avuto una passione per i cani?

Buongiorno, ho sempre avuto una forte passione per la natura e gli animali, il che ha dato una spinta importante a lavorare con i cani.

La decisione di intraprendere studi sul comportamento dei cani e sulla loro educazione è nata qualche anno fa in seguito all’adozione di una meticcia di bracco tedesco, Dora, che mi ha spinto ad approfondire l’argomento, per capire meglio le sue necessità quindi poi un po’ per sfida e un po’ per voglia di cambiare vita, questa passione è diventata la mia professione.

Come hai conciliato la tua competenza tecnico-scientifica con questa nuova professione che potrebbe sembrare così diversa?

Per un pubblico inesperto, a prima vista, il mestiere dell’educatore cinofilo può sembrare frutto solo di metodi empirici, invece si tratta di un lavoro multidisciplinare che comprende lo studio della genetica, biologia, psicologia, cinologia ed altri ancora: un percorso di specializzazione e approfondimento che durerà una vita. Ritengo quindi che le competenze acquisite nel mio lavoro precedente siano un valore aggiunto. Nel mio caso sono di grande aiuto in particolare le conoscenze di analisi dati che mi hanno agevolato nel costruire un approccio più rigoroso.

Si possono davvero definire giochi di intelligenza quelli che crei per i nostri amici a 4 zampe?

Assolutamente sì. L’Attivazione mentale del cane® è una disciplina nata circa 20 anni fa dal lavoro di Paolo Villani, cinofilo impegnato in protezione civile, il cui lavoro oggi viene portato avanti da Jessica Ciminnisi.
Quelli che noi vediamo come semplici giochi spesso diventano delle vere e proprie sfide dove i cani si mettono alla prova sotto diversi aspetti. Per risolvere i giochi il cane deve gestire la propria emotività e riuscire a ragionare per sviluppare strategie di risoluzione.
Un programma di lavoro ad hoc porta quindi il cane ad avere maggiore autostima, sicurezza, autocontrollo e capacità di problem solving.

Sicuramente ci sarà stata, previa, una ricerca delle loro potenzialità, che sono diverse da una razza all’altra…

Conoscere le razze è molto importante in quanto ciascuna di esse presenta delle caratteristiche sia fisiche sia attitudinali, che veicolano nella risoluzione dei giochi. Un esempio lo troviamo con il Bassotto, che avrà una maggiore tendenza all’utilizzo delle zampe in quanto cacciatore da tana.

Diversi quindi i giochi da una razza ad un’altra, ma anche da un cane ad un altro?

I percorsi sono tutti studiati sulla base delle caratteristiche del singolo individuo in modo da poter offrire la più corretta e adeguata esperienza possibile. Oltre la razza, ciascun cane viene influenzato da molti fattori ambientali che lo rendono unico. Spesso pongo questa domanda: “Avete mai conosciuto due cani che si comportano sempre allo stesso modo?” Dopo qualche attimo di attesa, la risposta è la stessa: “No.”

Sai rappresentarmi a parole alcuni di questi giochi, i più divertenti?

Più che i giochi è bello vedere e vivere quei momenti in cui il cane cambia espressione nell’attimo in cui scopre di aver trovato la soluzione, oppure quando prende coraggio e decide di affrontare il problema. Se il percorso è ben costruito e descritto, quei momenti spesso arrivano con delle suspences dove i proprietari ed io stesso tratteniamo il fiato per non interrompere il momento magico.

Questi giochi hanno qualcosa di simile a quelli per i bambini?

Per certi versi hanno qualcosa in comune a livello cognitivo perché adeguati anche alle capacità proprie dell’età e, oltre a questo, bisogna specificare che i cani sfruttano i sensi diversamente dall’uomo. Ad esempio se parliamo di olfatto, il naso del cane ha una struttura molto più complessa, sensibile e potente. Ha la capacità di identificare e discriminare gli odori fino a 100.000 volte superiore a quella dell’uomo.

Un educatore cinofilo è dunque anche un artigiano…

Decisamente sì. Educare o risolvere problemi comportamentali sono frutto di lavoro, sensibilità ed esperienza. Ogni educatore si costruisce l’arte e il mestiere con il tempo.

Sarà ricco di realizzazioni il tuo laboratorio…

Sì, c’è sempre qualcosa in cantiere. Mi dà molta soddisfazione dare vita alle idee.

Da che cosa trai ispirazione?

Si dice “la fame vien mangiando”. Dalle singole sessioni di Attivazione mentale del cane® scopro sempre nuove necessità, c’è sempre un nuovo dettaglio da aggiungere o perfezionare.  Ad un certo punto il problema diventa lo spazio.

Il lockdown ha penalizzato anche la tua attività?

Il lockdown ha creato situazioni sia positive che negative. Ha portato i proprietari a passare più tempo con i propri cani e quindi da una parte sono stati stimolati a fare attività insieme, dall’altra questa convivenza così stretta e spesso poco strutturata ha generato dei problemi. Ad esempio sono aumentati i casi di ansia da separazione.

Progetti per il nuovo anno?

Mi sto dedicando molto alla rieducazione comportamentale e vorrei integrare sempre di più l’Attivazione mentale del cane® ai casi che seguo.

FRANCESCO D’ERRICO
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