Alina De Salvador Ponzetto, il talento e la forza di una artista

Questa volta, per l’inizio dell’anno 2021, la Cartolina di “Fatto a Mano” è indirizzata ad una Destinataria speciale, una indimenticabile “Artigiana dell’arte”, che con il suo talento, la sua tenacia ha precorso i tempi divenendo mirabile esempio di una donna, che, in tempi ancora acerbi per l’affermazione della professionalità femminile, ha realizzato egregiamente la sua capacità espressiva, curando nel contempo la sua famiglia.

ALINA DE SALVADOR PONZETTO, IL TALENTO E LA FORZA DI UNA ARTISTA

Ci eravamo conosciute nel 2005 quando, il giornale con cui collaboravo, “L’Adige” di Trento, mi aveva commissionata una intervista.  “E’ una pregevole artista contemporanea, mi avevano spiegato, che ha trascorso la sua giovinezza tra il Trentino e il Veneto e da molti anni si è trasferita a Torino”. La incontrai più volte prima di redigere l’intervista, una pagina intera nell’inserto culturale: uno spazio ampio per ricomporre i momenti salienti della sua vita, e ripercorrere le tappe del suo successo artistico.

Figlia di una Maestra, Alina era nata a Belluno. I racconti della sua giovinezza, dei suoi studi presso le Dame Inglesi a Trento, il primo incontro con il futuro marito paiono romantiche pagine tratte da un feuilleton d’altri tempi. Un amore lungo una vita, che Alina ha vissuto con dedizione e intensità. La sua formazione di giovinetta e poi donna è trascorsa di pari passo con la sua formazione d’artista. Il primo Maestro, Rasmo dai “baffi imperiosi” e in seguito le lezioni all’Accademia Veneziana con il pittore Virgilio Guidi la incoraggiarono a perseguire nella sua vena artistica, anche quando, ormai mamma di tre pargoletti, il suo studio di pittura coincideva con la grande cucina e ad ispirare le sue creazioni non erano più solo gli scorci del lago di Garda o le montagne del Trentino e neanche i canali veneziani, ma erano divenute le nature morte, la frutta, la cacciagione “abbandonata” sul grande tavolo. Ai nuovi soggetti si univano le nuove tecniche, sempre alla ricerca di “espressioni” più efficaci a restituire emozioni del suo quotidiano. Sperimentava tempere, pastelli, colori a olio, chine, carboncino… e poi mischiava al suo tratto insospettati collages: era talvolta una leggiadra testolina d’angioletto, oppure una lucente carta di cioccolatino… dettagli posizionati in modo sapiente tra una pennellata e un’altra.

In una delle mie visite, ricordo che rimasi affascinata dal tratto deciso e veloce con cui in pochi secondi, ancora alla sua età, riusciva a far nascere sul foglio con un carboncino un rigoglioso mazzo di rose: in quell’attimo intuii che avrebbe voluto trasmettere ai giovani la sua arte, la sua tecnica…

Il suo appartamento, alla Crocetta, era una vera galleria d’arte, e le sue tele campeggiavano in ogni dove; in alcune grandi cartelle vi erano poi, divisi per tecniche e per soggetto, disegni non incorniciati, prove di quadri poi realizzati su tela. Portai anche mia mamma a conoscerla, e tra loro si instaurò un rapporto di stima e affetto profondo, forse ispirato anche ai trascorsi sul Lago di Garda. Così, due anni dopo l’intervista, insieme organizzammo una mostra al Circolo Ufficiali di Torino con una scelta di quaranta opere, rappresentativa della sua evoluzione espressiva. Non era la sua prima mostra, il suo esordio era stato alla Camera di Commercio di Trento e, successivamente a Torino, era già stata protagonista di “personali” alla Promotrice delle Belle Arti e alla Piemonte Artistico e Culturale.

La critica aveva scritto su di lei entusiastici commenti. Eccone alcuni: “…nelle pagine di un limpido espressionismo si attua la vicenda della De Salvador, si delinea una figurazione ricca di colore e di una linea incisiva e sicuramente risolutiva nel trasmettere l’emozione di un istante, l’interesse per il vero, l’incontro di un tramonto”, cosi’ Angelo Mistrangelo scriveva nel settembre del 2005. E ancora, questa volta Marziano Bernardi: “… la De Salvador impiega una tecnica singolarissima ed efficace: un misto di tempera e collage di carte variamente colorate… esprime con i suoi ritagli cartacei il motivo naturalistico, che così intensifica, spesso, la sua evidenza materializzata con effetti di gustosa vivacità e di prospettiva scenografica.” Il critico Gian Giorgio Massara, nel presentarla al vernissage della Mostra a Palazzo Pralormo illustrò a parole il percorso artistico della pittrice: “un itinerario…sostenuto da una robusta vena narrativa… la Pittrice rivela se stessa nel susseguirsi di toni cromatici attentamente scelti che si mutano in intimi accordi di forme ed espressioni”.

Nello scorso ottobre, non ricevendo risposta al telefono, trovai un necrologio nell’archivio web de “La Stampa”: Alina De Salvador se ne era andata, la notizia a funerali avvenuti.

L’ultima telefonata con lei era stata, per me, durante il primo lockdown, l’avevo chiamata da New York e le avevo promesso… per i suoi 100 anni allestiremo una nuova mostra! E sarebbe stato così. L’entusiasmo che traspariva dalla sua voce, seppur velata dal dispiacere di non riuscire più a tener in mano i colori, non dava adito a dubbi: anche questo periodo difficile sarebbe passato e lei con le sue creazioni, sempre attuali e innovative, avrebbe potuto di nuovo ispirare un pubblico “ritrovato” di amanti dell’arte.

OPERE DI ALINA DE SALVADOR