Atelier Sociale “Reborn in Italy”: il “fatto a mano” rinasce e sconfigge la povertà

Ripartiamo con un incontro davvero sorprendente che ci porta attraverso le meravigliose colline torinesi fino a Chieri, cittadina piena di risorse. Tra queste una realtà in evoluzione che già dal nome dice un po’ della sua mission: “Reborn in Italy”. E lasciamo la parola a chi ha intensamente e con caparbia voluto darle vita e svilupparla, Olesea Ionita. Olesea è da anni imprenditrice nell’ambito della moda. “Sì – ci racconta – una sarta e modellista e da lì bisogna partire per orientare al meglio il focus su Reborn per non creare fraintendimenti. Io nel 2002 creo un’azienda l’Amrita Design che annovera tra i suoi brand anche CamiciPrimaEleganza. Poi nel tempo ho capito che anche l’imprenditoria poteva trovare un’efficace declinazione nel sociale insieme ad altri partner, diciamo, operativi sulla stessa lunghezza d’onda. Ed è così che nel marzo 2018 è nata Reborn in Italy insieme alla cooperativa sociale La Contrada. Tutto è sorto da una mia volontà di volontariato diventato un intreccio virtuoso. L’imprenditoria al servizio del sociale attraverso una cooperativa. Attenzione quindi a non pensare a Reborn in Italy come cooperativa essa stessa, nasciamo con un imprinting imprenditoriale, come azienda di sartoria vera e propria in passato che ha deciso nel tempo di fare società benefit (decisa quindi a devolvere una parte degli utili al benefit). Devo ammettere che non c’è stato uno sviluppo come dire strutturato. Sono andata per gradi guidata dall’istinto e la sensibilità.

Queste attitudini mi hanno portato ad ‘usare’ la sartoria come incubatore per creare formazione e professionalità. All’inizio incontravo una volta alla settimana altre mamme straniere senza lavoro con bimbi al seguito. In qualche modo Reborn si è sviluppato anche sulla suggestione di reali e concrete emergenze, situazioni di difficoltà”. Eccolo il nodo cruciale. Ogni essere umano, tanto più se donna solo per le diseguaglianze ancora oggi presenti, deve con dignità raggiungere la propria autonomia economica attraverso il lavoro. E’ l’autonomia a regalare la vera libertà. Ed ecco che girando tra i locali sui due livelli dell’Atelier Sociale vedo donne con piccolini sulla schiena preparare modelli, cucire, ricamare, creare accessori. “Una volta raggiunta una maturità professionale queste ‘colleghe’ possono essere assunte in aziende. Ma attenzione anche qui sono assunte a regola d’arte in massima trasparenza”. Emerge il bellissimo messaggio che anche l’artigianato può sconfiggere la povertà perché di questo stiamo parlando senza confini di alcun tipo perché potrebbero essere inserite anche donne italiane: “Assolutamente sì. Anzi ora sono davvero felice di aver stretto una collaborazione fattiva con la Cooperativa sociale ‘La Contrada’ (www.lacontrada.org) che non solo ci segnala casi critici ma ci aiuta a creare questa fusione tra profit e non profit, ad esempio inserendo nel nostro staff una tutor compensata da loro. In questo modo il cerchio tra formazione, azienda e sociale si chiude con successo”. Ci rendiamo conto sentendo parlare Olesea in mezzo alle sue “ragazze dipendenti” che non mancano difficoltà ma lo spirito è sempre molto, molto positivo. L’ideale di una professionalità imprenditoriale che riesce anche ad includere socialmente facendo formazione e con gli strumenti del business sano è altamente meritorio.

Non possiamo non dare un’occhiata alle loro creazioni. Stanno lavorando ai nuovi capi, venduti soprattutto on line e disponibili anche su misura. Vediamo bellissime camicette, cappotti caldi e molto rifiniti, pantaloni che rivestono ogni forma con femminilità…Olesea è di una sincerità disarmante e per questo tanto più apprezzabile: “Nella costruzione dei modelli partiamo dalla loro architettura, non sono pensati per sedurre ma essere indossati con gioia e comfort. Restano però soprattutto il banco di prova delle allieve quindi cerchiamo di trovare tutti i dettagli più difficili possibili come accostamenti di tessuti diversi, bottonature all’inglese, tagli arditi, ricami per sperimentarsi sempre sulla crescita professionale”. Ed è così che l’Atelier Sociale Reborn In Italy con etichette arcobaleno che invitano alla pace, insieme a Contrada diventa Sartoria, Ricamificio, Maglieria. “Un errore da parte degli artigiani è chiudersi in bottega. Bisogna rincorrere il cambiamento, cogliere tutte le opportunità che ci sono – e ci sono – per partecipare a premi, accedere a fondi, bisogna essere informati. Io sono molto ottimista. La mia stessa vita racconta di un successo non senza difficoltà. Testimonia come anche l’imprenditoria può generare un virtuoso percorso che ha come obiettivo non solo il profitto. Non bisogna lamentarsi ma lavorare con uno sguardo più ampio. L’artigianato può sconfiggere la povertà”.

ATELIER SOCIALE “REBORN IN ITALY”
Via Palazzo di Città 12 – CHIERI (TORINO)
Tel. 348/5540026
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