Gli effetti della guerra sulle imprese piemontesi. L’allarme di Confartigianato Torino

Gli effetti del conflitto ucraino-russo, a causa dei rincari delle materie prime, dell’energia e dei carburanti, gas, petrolio, di grano e alluminio sta mettendo sotto pressione oltre 62mila imprese del Piemonte e circa 205mila addetti. A lanciare l’allarme è l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, che si focalizza sulle “imprese in prima linea per l’impatto della guerra nel centro Europa”. Nel dettaglio sono 62.440 le imprese piemontesi che risentono degli effetti del conflitto russo-ucraino e di queste 31.119 a Torino. Tra i settori più coinvolti la metallurgia, la petrolchimica, la carta, il vetro, la ceramica ed i trasporti.

Le carenze di materie prime provenienti da Russia e Ucraina coinvolgono le imprese nei settori dell’alimentare, dei metalli e delle costruzioni. “Le imprese – dice il presidente di Confartigianato Torino Dino De Santis – sono al collasso perchè non si aspettavano questo ulteriore aumento di costi fissi in tema di energia e di gas: alcune stanno valutando di interrompere le produzioni perchè conviene fermarsi piuttosto che lavorare in perdita. Il momento è difficilissimo. Sta venendo meno quel clima di fiducia che, tra mille fatiche, gli imprenditori erano riusciti a recuperare, dopo due anni di pandemia in cui hanno fatto tutto il possibile per reggere l’onda d’urto della crisi”.

Per De Santis è, quindi, “assolutamente necessario che venga rifinanziato l’ammortizzatore straordinario per le imprese artigiane prima che gli effetti della guerra in Ucraina si scarichino sulle aziende. Il rischio che – osserva – il combinato disposto dell’aumento dei costi energetici, di quello delle materie prime e della riduzione degli ordini da parte dei committenti dovuti alle crescenti tensioni internazionali, vada a impattare su tutto il sistema economico, è veramente alto. Chiediamo inoltre – conclude – che il sistema bancario faccia la sua parte supportando le imprese, che stanno seriamente rischiando la chiusura”.